martedì 6 aprile 2010

SECONDA SERIE - PRIMA PUNTATA

DOVE SARO’ DOMANI…

Belgrado, facoltà di architettura. Ore 10 circa. Ho appena finito la lezione di italiano, gli studenti stanno raccogliendo le loro cose. Arriva la mia assistente che mi dice:”hai sentito cosa è successo in Italia? Un terremoto, vicino Roma … ci sono stati molti morti”. No, non lo sapevo vado su in ufficio a vedere...mentre salgo le scale, penso che pare difficile che Roma sia colpita da un terremoto … boh, magari nei dintorni, Tivoli, forse i Castelli … Il computer sta caricando l’home page del Corriere. Ricevo un messaggio dalla Slovenia: in inglese mi si dice che forse un terremoto ha colpito l’Abruzzo, non ha capito bene. Alzo gli occhi, guardo il monitor e vedo un enorme con un cumulo di macerie. Il titolo parla di una scossa, di oltre 200 morti. Il cuore dell’Aquila è distrutto. Mi si gela il sangue. Mi blocco. Non riesco a proferir parola. L’impotenza si manifesta negli occhi e nel cuore di un Abruzzese in Serbia. Uno shock, il silenzio. Poi la ricerca disperata di notizie, gli sms degli amici che vogliono accertarsi che i miei cari stiano bene. Messaggi di cordoglio da amici internazionali. Tristezza. Tanta tristezza. E impotenza. Inutilità.

Questa mattina ho aperto il sito del Corriere. E’ passato un anno: l’articolo è più misurato, l’evento meno forte. La sensazione di quella mattina però mi è tornata alla mente. Per la cronaca, la nazione è cambiata: cause di forza maggiore mi hanno impedito di tornare a Belgrado (troppo poche ore di lezione in università), la spietata concorrenza internazionale mi ha impedito di trovare un’opportunità a Bruxelles. E così “La scia delle navi, al di là del temporale” mi ha portato nel più classico dei “deja vù” (disco pub discretamente in voga a Bucharest, discoteca di punta a Chisinau).

Ai più longevi e appassionati di voi il nome suonerà familiare, agli altri forse farà scappare un sorriso. Fatto sta che Mai Dire Rom riparte dalle ceneri di se stesso, manco fosse l’araba fenice. Se Trombetta e Culio vi ricordano qualcosa (il 2-1 rifilato alla Roma) e/o se sapete che squadra allena Andrea Mandorlini e/o se sapete dov’è nato Andrea Corvino (ex re d’Ungheria, niente a che vedere con il direttore sportivo della Fiorentina), sicuramente il nome Cluj-Napoca non suona come un insulto giapponese ma come una città romena. Un progetto di Servizio Civile Europeo mi ha infatti portato nella regione di Vlad l’Impalatore (meglio noto come Dracula) a lavorare – in qualità di volontario - presso un'associazione giovanile proprio nell’ex capoluogo della Transilvania. Abitata da poco meno di mezzo milione di abitanti, Cluj-Napoca è un centro universitario nel quale la tranquillità e la pace regnano sovrane.

Cluj-Napoca è una bella cittadina adagiata su morbidi colli: le chiese – cattoliche, ortodosse e grecho-cattoliche – si alternano a splendidi palazzi, teatri, fontane, qualche monumento, una moschea e una miriade di facoltà universitarie, collegi per gli studenti, istituti di ricerca, fondazioni, ospedali, cliniche e uffici delle istituzioni. Il tutto in un contesto pulito e ordinato. Se non fosse per il traffico, a tratti caotico, non ci si renderebbe conto di trovarsi in Romania.
Si respira un’aria europea intrisa di spirito austro-ungarico a spasso per Cluj-Napoca, sembra che l’architettura Ceauseschiana, che ha trasformato Bucarest in una colata di cemento, da queste parti non sia passata. A parte qualche sporadico palazzo, ben integrato nel contesto urbano, la maggior parte del grigio sta in periferia, dove non mancano anche ville, villette e case graziose. Esistono tesi contrastanti sulla maggioranza della popolazione: certo è che se i cattolici non sono maggioranza, sono sicuramente una grande minoranza. Cospicua anche la minoranza ungherese, che rende Cluj è più “Ungheria” che “Austria”: nelle chiese infatti le scritte sono prevalentemente in ungherese, così come le pubblicazioni, i volantini e i programmi delle funzioni. Segue il romeno e un po’ di latino – qua e là. Per la cronaca, l’attuale primo ministro romeno – il democratico Boch – è l’ex sindaco di Cluj-Napoca. E ieri l’ho visto passare in centro, scortato dalle sirene di varie auto blu.

Il mese teorico trascorso a Cluj, nella realtà diventa poco più di due settimane, vista la partecipazione a uno scambio internazionale incentrato sulla “diversità” tenutosi a Caciulata (ridente località turistica nel cuore dei Carpazi, particolarmente in voga nel precedente sistema) e un campo di lavoro, vissuto nei panni dell’organizzatore e del partecipante. Il campo si è tenuto a Remeti (ultra-ridente località sospesa tra Oradea, Cluj-Napoca e il confine con l’Ungheria), l’obiettivo la pulitura di uno splendido fiume che definire contaminato dai rifiuti è poco. Ma di questo parleremo la prossima volta: il pendolino dice che eravamo già nel recupero e che l’arbitro ha fischiato la fine. Comeeeeee? Si, è finita. Così è deciso – toc – l’udienza è sospesa. Ciao Maurizio e ciao Santi, ci mancherete!

1 commento:

Luca Rossetti ha detto...

Con la prima parte del post mi hai fatto venire i brividi.....
GRANDE capitano! un bentornato di cuore a Maidire allora......
;D